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            • cecità da banner (banner blindness)
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            • Che cos’è la banner blindness o cecità da banner? La banner blindness è un processo cognitivo per il quale visitatori di un sito web finiscono per ignorare in maniera conscia o meno banner pubblicitari e/o altre forme di inserzioni simili. Se ogni volta che accediamo ad un sito internet dovessimo leggere ogni cosa, non avremmo tempo per fare nient’altro. Viene quindi in nostro aiuto l’attenzione selettiva, che permette di focalizzarsi sulle cose che ci interessano ricercandole in automatico utilizzando schemi cognitivi costruiti con l’esperienza solo sulle parti della pagina in cui presumiamo di trovare le informazioni pertinenti. Ogni volta che l’utente arriva su un nuovo sito web per trovare le informazioni necessarie, utilizza questi framework per cercare parti della pagina web che sembrano promettenti. Sono principalmente luoghi in cui hai trovato informazioni preziose in precedenza. La cecità al banner è il nostro meccanismo di difesa contro il sovraccarico di informazioni tipico della società contemporanea, in particolar modo del mondo del web. Possiamo definire il fenomeno come un meccanismo cognitivo di difesa del nostro cervello da un eccessivo carico di informazioni. Sul web non leggiamo realmente i testi ma scannerizziamo le informazioni più rilevanti come titoli ed elenchi. Effettuiamo una lettura trasversale e ci soffermiamo solo su cosa ci interessa. Nel web cerchiamo informazioni, lo facciamo di fretta e gli annunci pubblicitari rientrano nelle informazioni non richieste: Quindi le escludiamo, più o meno inconsciamente. Questa tematica assume un’importanza sempre maggiore anche nel mondo della pubblicità in tv, sui giornali e sui social ed ha reso la questione della percezione inconscia degli annunci pubblicitari un tema di ricerca sempre più centrale. Come si comporta un utente all’interno di una pagina lo si può capire bene dalla foto qui sotto, risultato di un test effettuato da # Group. La correlazione fra attenzione selettiva e cecità da banner è evidente. Soprattutto quando abbiamo un obiettivo ben preciso non vogliamo cliccare su inserzioni; l’esperienza ci ha portato a classificare automaticamente alcuni elementi come pubblicità e quindi ad ignorarli in quanto contenuti non richiesti e non interessanti ai fini della ricerca svolta, il nostro cervello escluderà -in automatico- sempre meglio, il ‘rumore’ attorno alle informazioni che stiamo ricercando escludendo appunto la pubblicità e tutto ciò che vi assomiglia. “I banners sono tendenzialmente ignorati dagli utenti anche quando contengono le informazioni ricercate.” Quest’esperimento portò anche alla scoperta di come i banner posizionati più in alto passano spesso tanto inosservati quanto quelli in basso. Nel periodo successivo a questo studio sulla banner blindness, il fenomeno è aumentato, fatto confermato anche da un generale forte calo del CTR in ambito di display advertisement. A supporto di ciò un ulteriore e più un recente studio di # ottenuto attraverso mappe di calore derivanti da tracciamento visivo. In nessun caso c’è una interazione visiva con i banner né con la barra in alto del sito. Questo fenomeno è andato al di fuori dei confini dell’ambito pubblicitario, gli sviluppatori di siti web sono obbligati ad occuparsene. Visto che gli utenti recepiscono, o ignorano, gli elementi all’interno di una pagina web in maniera inconsapevole, è possibile che finiscano per ignorare anche contenuti che in realtà non sono pubblicitari. In particolare immagini grandi e simili a banner o le aree tipicamente dedicate alla pubblicità (ad esempio la colonna a destra o l’header del sito come visto nelle heatmaps sopra). La conclusione è: gli utenti Web non guardano alcun elemento del sito web che assomigli a un annuncio. Questa cosa non è marginale, mediamente oltre il 50% di budget pubblicitario destinato a banner è sprecato per questa ragione, alcuni studi arrivano a registrare fino al 93%: Gli utenti ‘non vedono’ le pubblicità. Fatte queste premesse e visionati i risultati degli studi effettuati, se il cervello esclude automaticamente tutto quello che è o assomiglia a banner o più generalmente pubblicità, il metodo più efficace sarà quello di rendere i nostri annunci meno simili agli annunci banner o più in generale rendere la nostra pubblicità meno simile possibile alla pubblicità. ”Make your ads look less like ads.” Vorresti qualche “trucchetto” -per non chiamarlo clliché- in maniera che le tue pubblicità assomiglino sempre meno ad annunci? Tanto lo so che lo vuoi… Ecco alcuni consigli utili: ottimizzare gli annunci per mobile, cambiare forma/posizionamento/colore e personalizzare il più possibile l’annuncio anche e soprattutto puntando sul retargeting. Queste best practices però potranno divenire obsolete, l’unico modo per rendere questo articolo e questo consiglio immortale è la solita cantilena: testare, uscire dal coro provando cose diverse in maniera tale da rompere gli schemi cognitivi dei nostri utenti per mostrargli i nostri annunci. https://gianninifederico.it - by Cristina Bufi Poecksteiner, M.A.
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            • La banner blindness, ovvero la cecità da banner, è un processo cognitivo per cui gli utenti tendono ad ignorare più o meno consciamente tutto ciò che percepiscono (correttamente o meno) come un messaggio pubblicitario. Questo fenomeno rende la vita difficile ai professionisti che si occupano di web advertising. Uno dei metodi più usati per fare inserzioni pubblicitarie sul web, sin dal 1994, è l’utilizzo dei banner. [...] L’efficacia dei banner pubblicitari è misurata tramite il click-through rate (CTR) ovvero dalla percentuale di click effettuati dagli utenti sul banner in rapporto al totale delle visualizzazioni (impression). - Digital Coach by Cristina Bufi Poecksteiner, M.A.
            • Uno studio di # Group spiega bene il concetto di quella che viene chiamata in inglese banner blindness (la traduzione italiana “cecità da banner” è piuttosto bruttina…), termine che descrive la tendenza dell’utente a ignorare alcuni elementi della pagina che sono percepiti come banner pubblicitari. La banner blindness nasce dal fatto che le persone indirizzano la propria attenzione solo su un sottoinsieme degli stimoli che gli arrivano dall’ambiente circostante, e generalmente si concentrano su quelli collegati all’obiettivo che vogliono raggiungere. Si tratta di un naturale meccanismo di difesa del nostro cervello, dovuto al fatto che se dovessimo analizzare l’enorme quantità di stimoli che riceviamo continuamente ne saremmo sopraffatti. In ambito web questo si traduce nel fatto che l’utente tende a ignorare tutti gli elementi ricorrenti che per esperienza sono percepiti come fastidiosi (es. i banner pubblicitari) e quindi tanto più i banner inseriti nello slider in home page assomiglieranno a un classico banner pubblicitario, tanto più facilmente l’utente tenderà a scorrere subito in basso, se non addirittura a lasciare il sito web. - Algoritma by Cristina Bufi Poecksteiner, M.A.
            • La cecità al banner. Alcune ricerche hanno messo da tempo in luce un fenomeno noto come 'cecità al banner' (banner blindness: Benway, J.P,1998). Secondo queste ricerche, i banner verrebbero addirittura evitati attivamente dagli utenti, che ignorano le informazioni presentate su questi annunci anche quando queste informazioni sembrano attinenti con lo scopo della ricerca che stanno facendo! In pratica, la dichiarazione 'scientifica' della morte del banner come strumento di advertising... I pubblicitari negli ultimi anni hanno quindi iniziato ad escogitare varie scappatoie: per un certo periodo hanno prosperato banner che simulavano 'messaggi di sistema', ovvero schermate che sembravano messaggi del sistema operativo, riproducendo i bottoni a rilievo, o messaggi di allarme, o ancora option button. Questo espediente mirava essenzialmente ad ingannare l'utente, mimetizzando il banner dietro un widget di interfaccia che sollecitava una precisa affordance: un invito all'azione. Ben presto però anche questi espedienti hanno fatto il loro tempo: gli utenti imparano progressivamente a riconoscerli e ad evitarli. - Usabile by Cristina Bufi Poecksteiner, M.A.
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  • Compare this term in: Serbian, Dutch, English, Spanish, Persian (Farsi), French, Hungarian, Polish, Portuguese, Russian, Ukrainian

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